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Sabato 28 settembre

ore 10,00 - 14,00        Pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro
                                   I gruppi accederanno alla Basilica di San Pietro per la Professio fidei.

Dalle ore 10,00 alle ore 13,00, nelle vicinanze di San Pietro, saranno disponibili alcuni luoghi per la Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione e per l’Adorazione eucaristica.

Santa Maria delle Grazie alle Fornaci

Adorazione Eucaristica

Cappella Santa Monica

Adorazione Eucaristica

Santo Spirito in Sassia

Confessioni



ore 15,00                    Catechesi per aree linguistiche in alcune chiese della città di Roma

a seguire                       Celebrazione della Santa Messa (nelle stesse chiese).

Domenica 29 settembre

ore 10,30                     Santa Messa presieduta dal Santo Padre
                                    In Piazza San Pietro

 


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SABATO 28 SETTEMBRE

Pellegrinaggio alla Tomba di Pietro


Galleria Fotografica



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Domenica 29 SETTEMBRE

Santa Messa con Papa Francesco


Omelia del Santo Padre

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SANTA MESSA PER LA "GIORNATA DEI CATECHISTI"
IN OCCASIONE DELL' ANNO DELLA FEDE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 29 settembre 2013

 

1. «Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri, … distesi su letti d’avorio» (Am 6,1.4), mangiano, bevono, cantano, si divertono e non si curano dei problemi degli altri.

Parole dure queste del profeta Amos, ma che ci mettono in guardia da un pericolo che tutti corriamo. Che cosa denuncia questo messaggero di Dio, che cosa mette davanti agli occhi dei suoi contemporanei e anche davanti ai nostri occhi oggi? Il rischio di adagiarsi, della comodità, della mondanità nella vita e nel cuore, di avere come centro il nostro benessere. E’ la stessa esperienza del ricco del Vangelo, che indossava vestiti di lusso e ogni giorno si dava ad abbondanti banchetti; questo era importante per lui. E il povero che era alla sua porta e non aveva di che sfamarsi? Non era affare suo, non lo riguardava. Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini: guardate bene, il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente “un ricco”. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri.

Ma proviamo a domandarci: come mai succede questo? Come mai gli uomini, forse anche noi, cadiamo nel pericolo di chiuderci, di mettere la nostra sicurezza nelle cose, che alla fine ci rubano il volto, il nostro volto umano? Questo succede quando perdiamo la memoria di Dio. “Guai agli spensierati di Sion”, diceva il profeta. Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità – dice un altro grande profeta, Geremia (cfr Ger 2,5). Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!

2. Allora, guardandovi, mi chiedo: chi è il catechista? E’ colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri. E’ bello questo: fare memoria di Dio, come la Vergine Maria che, davanti all’azione meravigliosa di Dio nella sua vita, non pensa all’onore, al prestigio, alle ricchezze, non si chiude in se stessa. Al contrario, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito il Figlio di Dio, che cosa fa? Parte, va dall’anziana parente Elisabetta, anch’essa incinta, per aiutarla; e nell’incontro con lei il suo primo atto è la memoria dell’agire di Dio, della fedeltà di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia: «L’anima mia magnifica il Signore … perché ha guardato l’umiltà della sua serva … di generazione in generazione la sua misericordia» (Lc 1,46.48.50). Maria ha memoria di Dio.

In questo cantico di Maria c’è anche la memoria della sua storia personale, la storia di Dio con lei, la sua stessa esperienza di fede. Ed è così per ognuno di noi, per ogni cristiano: la fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell’incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre. Il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere.

San Paolo raccomanda al suo discepolo e collaboratore Timoteo soprattutto una cosa: Ricordati, ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, che io annuncio e per il quale soffro (cfr 2 Tm 2,8-9). Ma l’Apostolo può dire questo perché lui per primo si è ricordato di Cristo, che lo ha chiamato quando era persecutore dei cristiani, lo ha toccato e trasformato con la sua Grazia.

Il catechista allora è un cristiano che porta in sé la memoria di Dio, si lascia guidare dalla memoria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare nel cuore degli altri. E’ impegnativo questo! Impegna tutta la vita! Lo stesso Catechismo che cos’è se non memoria di Dio, memoria della sua azione nella storia, del suo essersi fatto vicino a noi in Cristo, presente nella sua Parola, nei Sacramenti, nella sua Chiesa, nel suo amore? Cari catechisti, vi domando: siamo noi memoria di Dio? Siamo veramente come sentinelle che risvegliano negli altri la memoria di Dio, che scalda il cuore?

3. «Guai agli spensierati di Sion», dice il profeta. Quale strada percorrere per non essere persone “spensierate”, che pongono la loro sicurezza in se stessi e nelle cose, ma uomini e donne della memoria di Dio? Nella seconda Lettura san Paolo, scrivendo sempre a Timoteo, dà alcune indicazioni che possono segnare anche il cammino del catechista, il nostro cammino: tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza (cfr 1 Tm 6,11).

Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di “hypomoné”, di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia.

Preghiamo il Signore perché siamo tutti uomini e donne che custodiscono e alimentano la memoria di Dio nella propria vita e la sanno risvegliare nel cuore degli altri. Amen.

 


Saluto di Mons. Fisichella

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Santo Padre,

le migliaia di catechiste e catechisti che affollano la Piazza, e in questi giorni sono venuti pellegrini alla Tomba di Pietro, le esprimono il loro più sincero e convinto grazie per la parola di vicinanza, di consolazione, di aiuto e di provocazione che ha rivolto loro nell’Omelia e nella catechesi di venerdì. A questo ringraziamento si uniscono i numerosi Vescovi e sacerdoti che li hanno accompagnati, per indicare che la catechesi non è fatto privato per qualche persona di buona volontà, ma impegno che coinvolge tutta la comunità cristiana. Sono giunti realmente da tutto il mondo, ma desidero soprattutto ricordare i catechisti che ci hanno raggiunto dal Vietnam, da Haiti, dalla Nigeria, dalla Siria, dalla Turchia, da tante Chiese dove la loro presenza è segno tangibile che il cristianesimo è vivo e il Vangelo continua ad essere annunciato.

Il percorso che Lei ha delineato per “essere” catechisti più che a “fare catechismo” rimarrà per ognuno di loro come un impegno di vita. Sono consapevoli della necessità di dover stare alla presenza di Dio per poter comunicare in maniera efficace e feconda ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, e agli adulti il desiderio di crescere nella fede. Sentono la responsabilità di questo servizio che svolgono nella comunità cristiana a nome della Chiesa, e per questo hanno bisogno di essere sostenuti e valorizzati. Il loro impegno è una testimonianza di volontariato generoso e gratuito con il solo scopo di trasmettere la fede di generazione in generazione. Combattono anche loro la “buona battaglia della fede” davanti alle numerose difficoltà che in questi anni gravano sulla catechesi per il mutato contesto culturale in cui siamo inseriti.

Il Concilio ha delineato una strada importante inserendo la catechesi nel cammino dell’evangelizzazione come una sua tappa fondamentale e insostituibile. La nuova evangelizzazione, che le Chiese sparse per il mondo sentono fortemente come un’esigenza pastorale urgente e improrogabile, richiede anche alla catechesi di rinnovare i contenuti e le metodologie per formare catechisti che siano a pieno titolo evangelizzatori. Questo Anno della Fede è stato vissuto anche dalle catechiste e dai catechisti come vero momento di grazia per ritrovare entusiasmo e rinnovare con maggior convinzione il loro servizio nella comunità. Con questa santa Eucaristia, si sentono confermati nella fede dal Successore di Pietro. Accompagnati dal suo insegnamento e dalla sua benedizione tornano al loro servizio ecclesiale con maggior consapevolezza di essere strumento di nuova evangelizzazione per far giungere a tutti il Vangelo che salva.