Mons. Fisichella: in Benedetto XVI la bellezza e la gioia del credere

2013-03-01 Radio Vaticana

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Benedetto XVI e è stato anche un grande innovatore e gli otto anni circa di Pontificato lo dimostrano. Per esempio, la scelta di creare un dicastero della Nuova Evangelizzazione è stata storica, anzi “profetica”, secondo il suo presidente, l'arcivescovo Rino Fisichella. Le sue parole al microfono di Fabio Colagrande:

R. – E’ stata un’intuizione profetica, perché il Papa ha voluto esprimere, in questo momento storico, l’esigenza e l’urgenza per la Chiesa di riprendere in mano la sua missione, che la fa esistere o meno, cioè quella di annunciare il Vangelo, quella di mostrare la bellezza e la gioia di dover credere. Dall’altra parte, però, è anche profetico perché indubbiamente impegna la Chiesa a ritrovare se stessi, a non immettersi e seguire – forse – la voce delle sirene che costantemente il mondo ci offre, allettante, ma essere capaci ancora una volta di saper guardare all’essenziale della vita.

D. – Quando fu eletto otto anni fa, gravava un po’ lo stigma del “conservatore”. E’ stato un Papa che ha rinnovato la Chiesa, invece…

R. – Certamente. Ci sono gesti innovativi di per se stessi. Basti pensare a un Papa che scrive libri su Gesù di Nazareth e dice: “Guardate, è un mio studio personale: potete criticarmi”. E’ un Papa che riporta di nuovo l’esigenza di entrare in profondità nella comprensione del Concilio Vaticano II. E’ un Papa che incontra ripetutamente le comunità non cattoliche – gli ebrei – entra in una moschea a piedi scalzi… Un Benedetto XVI che sorprende e che mostra una umanità talmente profonda e talmente semplice da essere proprio disarmante.

D. – Infine, la rinuncia: sicuramente, il gesto più sorprendente. Il Papa, nella sua ultima udienza generale, ha voluto quasi rispondere a certe perplessità, e ha detto: “Io non scendo dalla Croce”...

R. – Sì, non solo ha detto: “Io non scendo dalla Croce”, per indicare anche che la sua è una vita del “per sempre”, dedicata a Cristo e a seguire dove lui vuole. Papa Benedetto ha compreso che proprio per questo suo amore per la Chiesa, il tutto che doveva dare deve essere dato in un altro modo. Il silenzio della riflessione, e io direi della contemplazione. Sentiremo ancora di più, a mio avviso, la sua presenza, proprio perché diventa più spirituale e più profonda nella preghiera.