Il cammino di Pietro Mostra dell’Anno della Fede Castel Sant’Angelo 6 febbraio-1 maggio

Conferenza stampa

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         L’Anno della fede procede progressivamente nelle sue diverse manifestazioni. Con la pubblicazione di Porta fidei, migliaia di micro iniziative –alcune delle più significative sono aggiornate continuamente sul sito www.annusfidei.va in sei lingue- sono sorte nella Chiesa, e a livello pastorale è facile verificare nel mondo l’entusiasmo di molte diocesi, parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti che hanno preparato un piano pastorale per vivere questo anno in profondità e con il desiderio di annunciare la fede, di celebrarla e di viverla nel migliore dei modi. E’ certamente un’esperienza di grazia che crediamo possa portare nel tempo i suoi frutti soprattutto in riferimento ad una maggior vitalità dei cristiani nel comprendere la loro responsabilità di essere nel mondo testimoni di un annuncio di gioia e di serenità.

         Tra i diversi eventi che sono stati pensati a livello internazionale per celebrare questo Anno, ve ne sono alcuni che intendono sottolineare maggiormente il carattere culturale della fede e la promozione che essa ha portato nei differenti ambiti della cultura. Il primo di questi che danno il via a una serie di manifestazioni artistiche è la Mostra d’arte che sarà inaugurata a Castel Sant’Angelo il prossimo 6 febbraio alle ore 18.00, da S. Em. Il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.

         E’ bene spiegare, anzitutto, il perché di questa Mostra. La fede non è un impegno solo dei credenti. Essa esprime l’esigenza dell’uomo di saper guardare dentro se stesso per cogliere quel desiderio di Dio che è impresso nel cuore di ogni persona. Il momento culturale che viviamo è fortemente caratterizzato da movimenti che si alternano e che lasciano intravedere le contraddizioni di questi anni. Da una parte, sembra verificarsi un generale senso di stanchezza e indifferenza che tocca anche la fede. Come se questa si limitasse a un gruppo minoritario di persone, spesso anziane, e come se non avesse più alcun appeal per le nuove generazioni. Dall’altra, si nota un entusiasmo eccessivo nei confronti del progresso scientifico e di nuove forme di vita come fossero la soluzione dei gravi problemi odierni. In questo caso, non raramente si giunge a sostenere che è bene ridurre lo spazio della fede dentro i confini privati e senza alcuna incidenza sociale e culturale. Eppure, è facile verificare come nello stesso tempo sia in costante crescita il desiderio per godere sia della bellezza della natura sia delle opere che l’arte ha creato. Letteratura, musica classica, architettura, pittura e tanto altro attirano milioni di persone che in questo modo attestano di non voler cedere alle illusioni di nuove sirene che chiamano a trascorrere ore in ozio nei nuovi areopaghi dell’effimero dove, passeggiando svogliatamente tra centinaia di negozi, viene venduta a basso prezzo l’illusione della felicità. Oggi, per fortuna, si ricerca ancora qualcosa di più importante e di più profondo, perché l’animo è mosso dal desiderio di conoscere e di ammirare. Si è provocati per andare alla ricerca di una contemplazione della bellezza che non può essere effimera, perché ha creato cultura e si prolunga nel corso dei secoli suscitando sempre stupore e meraviglia per il genio dell’artista e per quanto a saputo creare mosso dalla sua fede e dalla sua capacità interpretativa.

         E’ proprio per sostenere questo desiderio e per dare voce alla nostalgia di Dio, che è spesso latente in tante persone, che abbiamo pensato di organizzare questa Mostra come un percorso nei secoli per entrare nella conoscenza di uno dei personaggi che da sempre ha provocato la mente degli artisti per tentare di capire il mistero che portava con sé e darne voce. Abbiamo voluto esprimere “Il cammino di Pietro” nell’arte. Dal primo giorno in cui Gesù di Nazareth entrò nella vita di Simone il figlio di Jonas, chiamandolo a seguirlo con la promessa che lo avrebbe fatto diventare “pescatore di uomini”, fino al giorno in cui a pochi metri di distanza da questa sede fu capace di dare la sua vita come testimonianza veritiera per aver visto il Gesù crocifisso vivo e risorto, Pietro è icona dell’umanità che cerca e trova, e dopo aver trovato segue; purtroppo, è anche debole e tradisce e, tuttavia, sa chiedere perdono. Mosso dall’amore, per un’esperienza unica e sconvolgente, lascia tutto per annunciare al mondo il mistero della Risurrezione di Cristo. Un vero cammino di fede che non conosce sosta e che gli artisti hanno saputo cogliere ed esprimere con la genialità loro propria in molte opere che attestano la bellezza.

         Questa mostra è un cammino per crescere nella fede, ma è anche una provocazione a dover percepire l’esigenza di credere come risposta alla domanda di senso che la vita pone. Davanti all’opera d’arte, credenti e non credenti hanno reazioni diverse, ma la bellezza che viene espressa chiama gli uni e gli altri all’ascolto di un messaggio che può essere recepito nel silenzio della contemplazione. Qui ognuno è rimandato a se stesso nella responsabilità di dare risposta alle domande del cuore e della mente. E’ questo uno dei motivi per cui abbiamo pensato che la Mostra non dovesse essere realizzata in un luogo caratterizzato religiosamente, ma in uno spazio aperto, dove tutti potessero accedere senza pregiudizio, mossi solo dall’interesse artistico. La vera arte, d’altronde, sa come provocare ed è bene non forzare la mano con troppe parole, per non incorrere nel rischio di vanificare il suo messaggio.

         Mi si impone ora l’obbligo del ringraziamento per quanti hanno reso possibile questa Mostra che per le opere raccolte da nove Paesi europei, spaziando dal IV-V secolo attraversa per intero la nostra storia fino alle soglie del XX secolo. Già solo questi dati evidenziano la collaborazione e l’interesse per questo Anno della fede. In primo luogo, dobbiamo ringraziare il Ministro per i Beni culturali della Repubblica Italiana, l’On. Prof. Ornaghi che da subito ha creduto a questa iniziativa. Un pensiero di ringraziamento anche al Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma la Dott.ssa Daniela Porro, a lei e all’Istituzione che presiede, il nostro sincero ringraziamento per la diretta partecipazione alla realizzazione della Mostra e per l’ospitalità che ci ha riservato. In modo particolare, comunque, sento il dovere di ringraziare il Presidente del Comitato di san Floriano nella persona di Mons. Angelo Zanello e soprattutto don Alessio Geretti che alla nostra richiesta ha corrisposto immediatamente con entusiasmo, superando ostacoli di diverso tenore, primo fra tutti il tempo, e realizzando una Mostra che ha già tutti i segni per essere considerata grande e storica.

         Ci auguriamo che i Visitatori possano essere non solo numerosi, ma soprattutto attenti nel cogliere il messaggio che da queste opere promana, per poter compiere un cammino che da Castel Sant’Angelo giunga fino a San Pietro, alla tomba dell’Apostolo Pietro, per rendere grazie di una testimonianza così forte e incisiva da permanere nei secoli come un impegno da trasmettere per quanti credono che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio.

 S.E.R. Mons. Rino Fisichella